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L’Alzheimer è una delle sfide sanitarie più complesse e urgenti del nostro tempo. Si tratta di una malattia neurodegenerativa progressiva che rappresenta circa il 60-70% dei casi di demenza nel mondo, colpendo oltre 50 milioni di persone. È caratterizzata da perdita di memoria, compromissione delle funzioni cognitive e alterazioni comportamentali che peggiorano nel tempo.

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha compiuto progressi significativi nella comprensione dei meccanismi patologici alla base della malattia e nello sviluppo di terapie mirate. Un elemento chiave in questa evoluzione è la genotipizzazione ApoE, uno strumento genetico essenziale per identificare i pazienti più idonei a ricevere i nuovi farmaci contro l’Alzheimer, come Lecanemab.

Il ruolo del gene ApoE nell’Alzheimer

ApoE, abbreviazione di apolipoproteina E, è una glicoproteina coinvolta nel metabolismo dei lipidi e nel trasporto di colesterolo e altre molecole grasse in tutto il corpo. Esistono tre principali isoforme di ApoE:

  • ApoE2 (ε2): Cys112/Cys158
  • ApoE3 (ε3): Cys112/Arg158
  • ApoE4 (ε4): Arg112/Arg158

 

La variante ApoE4 è considerata il più importante fattore genetico di rischio per l’Alzheimer, mentre al contrario, ApoE2 sembra esercitare un effetto protettivo, anche se i meccanismi non sono ancora del tutto chiariti.

Il motivo per cui ApoE4 incide negativamente è legato a una combinazione di effetti: aumento della tossicità delle placche amiloidi, riduzione delle funzioni protettive e aumento dell’infiammazione neuronale.

Lecanemab: un farmaco innovativo per l’Alzheimer

Negli ultimi anni, la terapia farmacologica per l’Alzheimer ha fatto un grande salto in avanti grazie a farmaci come Lecanemab (Leqembi), sviluppato da Eisai e Biogen. Questo anticorpo monoclonale è stato approvato dal CHMP (Committee for Medicinal Products for Human Use) dell’EMA nel novembre 2024 per il trattamento della malattia di Alzheimer in fase iniziale.

Lecanemab agisce direttamente sui depositi di placche amiloidi (Aβ), uno dei segni distintivi della patologia, riducendone la quantità e rallentando così il declino cognitivo. Tuttavia, come tutti i farmaci innovativi, presenta anche rischi. Il più noto e temuto è l’insorgenza di ARIA (amyloid-related imaging abnormalities), una complicanza che può causare edema e microemorragie cerebrali.

Perché è fondamentale la genotipizzazione ApoE prima della terapia

Diversi studi clinici hanno dimostrato che i pazienti omozigoti per ApoE4 hanno un rischio significativamente più elevato di sviluppare ARIA durante il trattamento con Lecanemab. Per questo motivo, l’EMA ha raccomandato l’uso del farmaco solo nei pazienti che non possiedono due copie di ApoE4.

Da qui nasce l’importanza cruciale della genotipizzazione ApoE. Questo test genetico consente di determinare rapidamente quali isoforme del gene ApoE sono presenti nel paziente, permettendo al medico di valutare se il trattamento con Lecanemab è sicuro e appropriato.

Come funziona il test genetico ApoE

Il kit ApoE Real Time (FRET), cod. AA1524/25A rappresenta una delle soluzioni più avanzate sul mercato per la genotipizzazione ApoE. Utilizzando la tecnologia di amplificazione delle sequenze target e l’analisi delle curve di melting, questo kit permette di distinguere con precisione e rapidità le tre varianti ApoE.

Principali vantaggi:

  • Automazione del processo: il test può essere eseguito in modo automatizzato, aumentando l’efficienza del laboratorio e riducendo il rischio di errore umano
  • Sensibilità e specificità del 100%: garantisce risultati affidabili e riproducibili.
  • Limit of Detection (LOD) pari a 1 ng/μl
  • Software interpretativo Real Gene DO022: offre un supporto immediato nell’analisi e nell’interpretazione dei dati.

Grazie a queste caratteristiche, i laboratori possono offrire un servizio diagnostico di alta qualità, fondamentale per una gestione clinica ottimale.

Il futuro della medicina personalizzata nell’Alzheimer

La genotipizzazione ApoE segna un passaggio epocale verso la medicina personalizzata anche nell’ambito delle malattie neurodegenerative. Non si tratta più soltanto di prescrivere un farmaco, ma di scegliere il trattamento giusto per il paziente giusto, sulla base del suo profilo genetico.

Questa evoluzione non solo aumenta l’efficacia delle cure, ma riduce drasticamente il rischio di effetti collaterali gravi.